Negli ultimi anni ho spesso commentato le raccolte dei racconti di Clark Ashton Smith, uno dei tre grandi autori di Weird Tales assieme a Lovecraft ed Howard: il suo stile lento, descrittivo, sensuale, incline ad un certo barocchismo non solo per gli svolazzi linguistici ma anche per la presenza costante della morte o della sua minaccia non manca mai di catturare il lettore e di imprigionarlo in una gabbia magica dalla quale, come molti personaggi delle storie di quegli, non desidera più uscire.
Non è tuttavia la finalità di questo articolo parlare dello stile del poeta californiano, sul quale mi sono già dilungato in altri articoli pubblicati negli ultimi tre anni, in particolare qui («I migliori dieci racconti di Clark Ashton Smith», per un commento allo stile), qui (la recensione di «Zothique», per una spiegazione del suo barocchismo) e qui (la recensione di «Xiccarph», per qualche nota di colore aggiuntiva). In questo aggiornamento mi voglio invece occupare di altro: la suddivisione dei suoi racconti in cicli e la loro pubblicazione italiana.
Un repertorio delle storie tradotte in italiano
Caratteristica comune a tutti gli autori pulp, Smith ha scritto racconti per lo più brevi, pensati per essere pubblicati sulle riviste, che all’epoca erano il veicolo privilegiato di diffusione della narrativa fantastica: come conseguenza, il grosso di queste storie sono storie a sé, indipendenti, scollegate le une dalle altre. Tuttavia una parte minore ma consistente dei suoi racconti sfrutta le stesse ambientazioni di altri: assieme vengono così a formare dei cicli narrativi, attraenti soprattutto per la panoramica più dettagliata che offrono dei loro mondi. Suddivise quindi per ambientazione, queste storie sono poi state riunite in antologie specifiche pubblicate negli Stati Uniti, mai tradotte integralmente nella nostra lingua: in Italia i racconti sono invece stati sparpagliati su diverse antologie, spesso incomplete anche quando il loro titolo lasciava ambiguamente intendere che includessero un unico ciclo per intero.
Recuperare tutte le storie (tradotte) di una stessa serie può quindi essere difficoltoso: in questo articolo cerco così di ricostruire un repertorio che aiuti i lettori a rintracciare facilmente tutti i racconti di uno stesso ciclo pubblicati in Italia; tuttavia per alcuni sarà comunque necessario reperire l’originale inglese: servirà di consolazione apprendere che, per fortuna, sono aggiunte per lo più trascurabili.
Cinque cicli principali
I cicli di Smith sono sostanzialmente cinque:
– Zothique, l’ispirazione del genere della terra morente ed un illustre esempio di sword and sorcery: non solo è la sua ambientazione più nota ma può anche vantare due valide edizioni della Nord dei tempi d’oro;
– Hyperborea, un’altra solida ambientazione sword and sorcery, collocata in un’epoca preistorica: raccoglie alcuni dei suoi migliori racconti;
– Poseidonis, altra ambientazione fantastica in stile sword and sorcery, tuttavia meno ricca e meno caratterizzata delle precedenti;
– Averoigne, di ispirazione rinascimentale, una caratteristica che la rende unica nel genere;
– Aihai, breve ciclo di tre storie ambientate su Marte, un pianeta magico e misterioso, fortemente influenzato dalle storie di Lovecraft.
A questi cicli principali si potrebbe aggiungere anche Xiccarph, che però riunisce solo due storie, entrambe a tema floricolo: si tratta di «Sirene floreali» (The Flower Women, 1935) e «Il labirinto di Maal Dweb» (The Maze of Maal Dweb, 1938), entrambe contenute nello stesso volume.
Infine, vengono considerate parte dello stesso ciclo anche una manciata di storie a tema romantico che non sono mai state pubblicate in italiano: scritte tutte negli anni Venti per guadagnare due soldi con la scrittura, si svolgono nel mondo contemporaneo dell’epoca e perciò esulano dalle consuete ambientazioni fantastiche nelle quali Smith eccelle. In questo articolo le ho ignorate.
Ultime avvertenze
Per ciascun ciclo ho preso un’edizione di riferimento, indicata in apertura: è solitamente il volume che riunisce il maggior numero di storie di quel ciclo; per i racconti pubblicati altrove ho aggiunto una nota accanto al titolo. Se la storia è stata tradotta in italiano, i collegamenti rimandano alle recensioni già apparse su Libri Pulp, dov’è possibile trovare anche un breve riassunto delle trame; altrimenti rimandano al testo in inglese.
Merita infine osservare che le edizioni pubblicate negli anni Ottanta dalla Fanucci nella collana «I miti di Cthulhu» sono solitamente un buon punto di partenza, anche se mescolano i cicli creando una certa confusione.
Eventuali assenze di frammenti o poesie nelle edizioni italiane non costituiscono mancanze gravi alle raccolte: per loro natura infatti costituiscono materiale superfluo, che può avere un qualche senso solo nella redazione originale, certo non nella traduzione (tradurre è tradire).
Zothique
L’intero ciclo è contenuto nel volume «Zothique» (anche col titolo alternativo: «L’universo Zothique»), pubblicato dalla Editrice Nord nel 1977 (Fantacollana) e 1992 (Tascabili Fantasy). Lo recensisco qui.
– L’impero dei negromanti (The Empire of the Necromancers, 1932)
– L’isola dei torturatori (The Isle of the Torturers, 1933)
– Il dio dei morti (The Charnel God, 1934)
– L’idolo tenebroso (The Dark Eidolon, 1935)
– Il viaggio di re Euvoran (The Voyage of King Euvoran)
– Il tessitore della cripta (The Weaver in the Vault, 1934)
– Nato nella tomba (The Tomb-Spawn, 1934)
– La stregoneria di Ulua (The Witchcraft of Ulua, 1934)
– Xeethra (Xeethra, 1934)
– L’ultimo geroglifico (The Last Hieroglyph, 1935)
– I negromanti di Naat (Necromancy in Naat, 1936)
– L’abate nero di Puthuum (The Black Abbot of Puthuum, 1936)
– La morte di Ilalotha (The Death of Ilalotha, 1937)
– Il giardino di Adompha (The Garden of Adompha, 1938)
– Il signore dei granchi (The Master of the Crabs, 1948)
– Zothique (Zothique, A Poem, 1951)
– The Dead will Cuckold You (1951), un «dramma in sei scene» pubblicato postumo nel 1963, reperibile qui
– Morthylla (Morthylla, 1953)
Hyperborea
L’intero ciclo con un’unica eccezione di rilievo si trova nel volume «Hyperborea» della Fanucci (che recensisco qui).
– Il racconto di Satampra Zeiros (The Tale of Satampra Zeiros, 1931)
– Il testamento di Athammaus (The Testament of Athammaus, 1932)
– Il destino di Avoosl Wuthoqquan (The Weird of Avools Wuthoqquan, 1932)
– La porta di Saturno (The Door to Saturn, 1932)
– The House of Haon-Dor (1933), un frammento reperibile qui
– Il demone di ghiaccio (The Ice-Demon, 1933)
– Ubbo-Sathla (Ubbo-Sathla, 1933)
– Le sette fatiche (The Seven Geases, 1934)
– La sibilla bianca (The White Sybil, 1935)
– L’avvento del verme bianco (The Coming of the White Worm, 1941)
– Il furto delle trentanove cinture (The Theft of the Thirty-Nine Girdles, 1958), pubblicato in Il destino di Antarion
Poseidonis
Il ciclo è sparpagliato su diverse raccolte, tutte commentate sommariamente in questo articolo.- The Muse of Atlantis (1922), un frammento reperibile qui
– L’ultimo incantesimo (The Last Incantation, 1930), pubblicato in Mondi perduti e altri racconti, MEB, 1979
– Viaggio a Sfanomoë (A Voyage to Sfanomoë, 1931), pubblicato in Mondi perduti e altri racconti, MEB, 1979
– Il vino dell’Atlantide (A Vintage from Atlantis, 1933), pubblicato in Gli orrori di Yondo e altri racconti, MEB, 1979
– La morte di Malygris (The Death of Malygris, 1934), pubblicato in Mondi perduti e altri racconti, MEB, 1979
– La doppia ombra (The Double Shadow, 1939), pubblicato in Al di là del tempo e dello spazio, MEB, 1979
– Tolometh (1958), una poesia reperibile qui
– Atlantis: a Poem, una poesia reperibile qui
Averoigne
La maggior parte dei racconti è contenuta nel volume «Averoigne» della Fanucci (che recensisco qui) ma tre storie sono pubblicate in altri volumi sempre della Fanucci.
– La fine della storia (The End of the Story, 1930)
– Un rendezvous in Averoigne (A Rendezvous in Averoigne, 1931)
– Il satiro (The Satyr, 1931)
– Il fabbricante di gronde (The Maker of Gargoyles, 1932), pubblicato in Il destino di Antarion
– La mandragora (The Mandrakes, 1933), pubblicato in La Venere di Azombeii
– Il mostro dell’Averoigne (The Beast of Averoigne, 1933)
– La santità di Azeradac (The Holiness of Azéderac, 1933)
– Il colosso di Ylourgne (The Colossus of Ylourgne, 1934)
– Il ritrovamento di Venere (The Disinterment of Venus, 1934)
– Madre di rospi (Mother of Toads, 1938), pubblicato in Il destino di Antarion
– L’incantatrice di Sylaire (The Enchantress of Sylaire, 1941)
– Averoigne (1951), una poesia reperibile qui
Aihai
L’intero ciclo è contenuto nel volume «Xiccarph» della Fanucci (che recensisco qui).
– I figli dell’abisso (The Dweller in the Gulf, 1933)
– Le Cripte di Yoh-Vombis (The Vaults of Yoh-Vombis, 1932)
– Vulthoom (Vulthoom, 1935)