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E.C. Tubb – Dumarest of Terra

Quasi sconosciuto in Italia e poco più noto nel mondo anglosassone, il ciclo di «Dumarest of Terra» è tuttavia una delle serie di space opera più avvincenti che siano mai state ideate: scritta dall’inglese Edwin Charles Tubb (solitamente abbreviato in E.C. Tubb), si articola in trentatré libri pubblicati nell’arco di quarant’anni, dal 1967 al 2008.
A differenza di quanto spesso accade con cicli così lunghi, la serie è completa, dal momento che Tubb ha fatto in tempo a scrivere l’ultimo volume un paio di anni prima della propria morte.

Una serie di oltre trenta episodi
Come detto, la serie di Dumarest of Terra si articola in oltre trenta volumi: ogni libro racconta una storia che si collega a fatti già avvenuti negli altri romanzi ma non in maniera così stretta da richiedere la lettura di tutti gli episodi precedenti perché abbia un senso; anzi, si può benissimo prendere un libro a caso del ciclo, ignorando tutto del protagonista e dell’ambientazione, e trovarsi comunque a leggere un racconto che non solo ha una sua consistenza ma è anche avvincente e, soprattutto, autoconclusivo.
La serie è ambientata nel futuro remoto, in un’epoca in cui l’umanità ha colonizzato un’infinità di mondi ma ha dimenticato la propria origine: la Terra è infatti un pianeta sconosciuto, quasi leggendario. Eppure proprio della Terra è originario l’eroe eponimo, Earl Dumarest, un «viaggiatore» (in inglese «Traveller», un nome che farà trillare qualche campanello nella mente dei giocatori di ruolo più anziani) che in gioventù ha abbandonato il pianeta natio ed ora vuole farvi ritorno: le informazioni disseminate nei primi volumi dicono che il protagonista, ancora bambino, era salito da clandestino a bordo di un mercantile ma durante il viaggio è stato scoperto dal capitano della nave che, invece di gettarlo nello spazio come vorrebbe la consuetudine, lo ha adottato come figlio, portandolo con sé in giro per la galassia.
Oggi Dumarest ha un’età imprecisata compresa tra i trenta ed i quarant’anni: come detto, è un viaggiatore, una sorta di vagabondo dello spazio. I viaggiatori infatti saltano di pianeta in pianeta, senza mai stabilirsi in un posto fisso: una volta sbarcati in un luogo cercano di mettere assieme il denaro necessario per il viaggio successivo e così via, idealmente senza mai fermarsi da nessuna parte.
Pertanto, un viaggiatore deve essere capace di fare un po’ di tutto, prima di tutto arrangiarsi e lottare: ed in questo Dumarest è uno dei migliori.

Uno stile crudo ed essenziale
Sebbene sia il protagonista ed il risolutore di tutte le storie, non sempre Dumarest ne è anche il punto focale: spesso infatti la trama vera – solitamente intrighi tra i potenti – si svolge lontano dal nostro, che però in un certo momento viene invischiato in questi complotti e, anche solo per cavarsi dai guai, finisce per sistemare la situazione. Tuttavia i libri non seguono mai il medesimo canovaccio ma ognuno va per la propria strada, sempre molto fantasiosa e creativa.
Uno degli aspetti migliori della serie sta proprio nella varietà delle storie: i libri, solitamente molto brevi, hanno almeno due o tre sottotrame parallele che mettono a nudo l’animo e le intenzioni dei diversi protagonisti prima di intrecciarsi nel finale. Nei racconti, poi, può davvero accadere di tutto, tranne – com’è ovvio – il trapasso di Dumarest: ad esempio, molte delle donne conosciute ed amate dall’eroe muoiono nella stessa storia in cui compaiono; oppure, per quanto crudele o parassita possa sembrare, raramente la struttura sociale, economica o politica del pianeta crolla o cambia in seguito all’intervento del nostro, interessato soprattutto a portare a casa la pelle e, possibilmente, intascare abbastanza denaro da pagarsi il prossimo viaggio interplanetario, magari viaggiando «alto».
A rendere ancora più appetitosa la serie contribuisce anche lo stile crudo e secco della narrazione, perfetto per creare l’impressione di un degrado diffuso che fa da sfondo costante all’ambientazione, senza distinzione di pianeta o classe sociale: ogni ambiente viene descritto con poche pennellate essenziali, i dialoghi sono brevi ed intensi, le diverse scene non vengono mai tirate per le lunghe ma si esauriscono in un’economia di parole che, oltre ad essere piacevole per il lettore (soprattutto in confronto con la vuota verbosità delle trilogie da migliaia di pagine che nell’ultimo ventennio stanno proliferando), contribuisce anche a costruire quel senso di decadenza o, meglio, squallore che si analizzerà nel prossimo paragrafo.

Un universo umanocentrico
Il futuro dell’universo di Dumarest è fosco: la scienza, la tecnologia ed il progresso convivono con l’ignoranza, la povertà e gli strumenti primitivi, tanto che, ad esempio, le armi laser non hanno ancora soppiantato del tutto i coltelli e le pistole a proiettile solido, che anzi sono considerate più affidabili. L’umanità – almeno quella che vive sui pianeti visitati dal protagonista – versa per lo più nel bisogno, anche se nobili e ricchi possono permettersi davvero ogni cosa: assente qualsivoglia confederazione galattica ed ogni altro genere di unione spaziale, le forme di governo variano di pianeta in pianeta, dal feudalesimo al matriarcato sino al corporazionismo; c’è persino un pianeta (Toy) in cui sono gli «azionisti» a detenere il potere sulla base del numero di azioni che controllano.
In tutta la serie non esistono alieni o, meglio, non esistono razze aliene comparabili agli umani, più o meno intelligenti: ogni pianeta ha ovviamente le sue forme di vita indigene ma si tratta per lo più di animali, con alcune – poche per la verità – eccezioni. Tuttavia, da riferimenti sparsi qua e là e, soprattutto, dai resti che hanno lasciato su alcuni pianeti, come intelligenze artificiali e singole entità raziocinanti, si intuisce che nel lontano passato devono essere esistite delle civiltà aliene evolute, ormai scomparse: oggi però l’universo è interamente umano.
Anche il viaggio interstellare, possibile nonostante le distanze notevoli tra i sistemi solari che lo rendono anche pericoloso, non è uno scherzo: grazie a droghe particolari, chi può permetterselo viaggia «alto», ossia ricorre ad una costosissima sostanza che rallenta il metabolismo di chi l’assume, tanto che un giorno di tempo oggettivo dura un’ora di tempo soggettivo; chi non può permetterselo è invece costretto a viaggiare «basso»: praticamente viene surgelato per tutto il tragitto, con un rischio elevato di morte; solo l’equipaggio viaggia «normale», per sbrigare l’attività quotidiana. Ancora una volta, chi ha giocato a Traveller saprà riconoscere in questi termini alcune meccaniche chiaramente ispirate alla serie.
In questa ambientazione si muovono i diversi protagonisti: Dumarest e gli altri viaggiatori che incontra qua e là, gli abitanti dei diversi pianeti su cui sbarca, i potenti ed i rappresentanti delle varie organizzazioni, le più rilevanti delle quali sono due: i Ciclani e la Chiesa della Fratellanza Universale.

La fazione dei cattivi: i Ciclani
I Ciclani sono i veri cattivi della serie: appartengono ad una sorta di confraternita di computer umani molto apprezzati da chi può permettersi i loro servigi. Non sono cyborg, almeno non nel senso moderno dell’uomo-macchina: sono in tutto e per tutto uomini che, in giovane età, hanno subito un’operazione al cervello; a causa di quell’intervento diventano incapaci di provare emozioni a tutto guadagno delle capacità quasi infinite di ragionamento, deduzione ed estrapolazione. Solitamente impiegati come consiglieri dai potenti, sono in grado di prevedere l’esito di un progetto semplicemente analizzandone i diversi aspetti su carta: in teoria dovrebbero essere imparziali ma in realtà perseguono un loro obiettivo segreto, riassumibile nel controllo della galassia.
Ai fini della serie, sono cattivi a tre dimensioni, assai reali e credibili: non sono crudeli né assetati di sangue, non si perdono in giochi di parole o in progetti ambiziosi ma si limitano a manipolare le persone – soprattutto chi li assume, perché solitamente è nella condizione di operare a loro vantaggio – affinché compiano le azioni che desiderano.
Per comunicare e prendere ordini, i Ciclani sono in grado di entrare in contatto col «supercervello» (formato dalle menti dei loro predecessori più meritevoli, staccati dal corpo e collegati tra loro in serie) che domina il loro pianeta, del quale un giorno sperano di entrare a far parte anche loro: sanno inoltre dove si trova la Terra ma, per le loro ragioni, ne tengono segreta la posizione.
I Ciclani sono i principali antagonisti di Dumarest non solo perché questi tengono nascosta l’esistenza della Terra: il nostro li ha in antipatia anche perché a causa loro sono morte le sole due donne di cui sia mai stato realmente innamorato, Derai (una telepate) e Kalin, protagoniste femminili del secondo e quarto libro della serie; al tempo stesso i Ciclani sono sulle tracce di Dumarest per un anello che Kalin stessa gli ha consegnato prima di morire, nel quale, si scoprirà man mano che la serie procede, sono nascoste informazioni importantissime sottratte ai Ciclani stessi, così segrete che neppure loro ne conoscono l’esatta natura.

La fazione neutrale: la Chiesa della Fratellanza Universale
La seconda grande organizzazione del ciclo è la Chiesa della Fratellanza Universale, chiaramente ispirata alla Chiesa cattolica ed in particolare ai missionari dei secoli scorsi: questi monaci, presenti ovunque sia giunta l’umanità, vivono poveramente e scelgono sempre le zone più disagiate e neglette per portare la loro Benedizione, che implica un pasto quotidiano gratuito accompagnato da un condizionamento ipnotico obbligatorio contro la violenza.
Dumarest è bendisposto verso questi monaci che, pur senza mai intervenire direttamente (o, almeno, senza farlo apertamente), spesso ricambiano le sue offerte in denaro con informazioni o aiuto concreto.

Guai a lasciarseli sfuggire!
Leggere la serie di Dumarest è fare un bel salto nella fantascienza avventurosa di qualità dei tempi che furono, quando ciò che contava nelle storie era la sostanza e non la loro lunghezza: questi libelli, brevi e dal ritmo serrato, si leggono davvero nel giro di poche ore, un paio di giorni al massimo, soprattutto perché non si riesce a staccarsi dalla narrazione.
Purtroppo però solo i primi volumi della serie – e nemmeno tutti – sono stati tradotti in italiano, per lo più nella collana di Urania, molti anni fa e per questo sono oggi di difficile rinvenimento: tuttavia, chiunque si consideri un appassionato di fantascienza e riesca a mettere le mani sopra uno o più di questi volumetti non esiti a leggerli, rimpiangerebbe davvero di esserseli lasciati sfuggire!

Aggiornamento – Visto l’interesse crescente per il personaggio e le sue avventure, diversi anni dopo aver scritto questa introduzione ho pubblicato un nuovo articolo su Dumarest, nel quale raccolgo i riassunti dei primi undici volumi della serie (un terzo del totale), preceduti da alcune osservazioni generali sui temi principali o ricorrenti di queste storie: così il lettore curioso potrà farsi un’idea della serie, dei suoi contenuti, del tono delle avventure e, naturalmente, anche del personaggio.

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