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Clark Ashton Smith – La Venere di Azombeii

Questo secondo volume della collana sui «Miti di Cthulhu» dedicato a Clark Ashton Smith è persino più debole del precedente, segno che per scelta o per caso tutto il meglio della sua vasta produzione è stato conservato per le uscite successive: ed infatti già dalla prossima antologia («Le metamorfosi della terra») si incontreranno finalmente quelle atmosfere barocche e decadenti che pian piano prepareranno il gran finale di «Zotique», indubbiamente il ciclo meglio riuscito dell’intera produzione smithiana.

Prima di arrivarci però è necessario fare i conti con questa raccolta, «La Venere di Azombeii», che prende il titolo dall’ultima storia (e nemmeno la meglio riuscita) del volume: ciò che delude in questa raccolta è la qualità complessiva dell’antologia, che pare messa assieme sbrigativamente, prendendo un po’ di tutto purché di facile reperimento.
Le storie qui raggruppate infatti – tutte slegate tra loro, prive di atmosfera e di tono assortito – sanno per lo più del solito riempitivo da rivista, ossia di quei racconti tirati per i capelli e per le lunghe che a stento si guadagnavano un riferimento in prima pagina e certo non arrivavano a meritarsi l’illustrazione in copertina: le sole eccezioni sono «L’avo» ed «Un racconto di Sir John Maunderville», che hanno un che di lovecraftiano, mentre la «Mandragora» è fuori posto, perché appartiene alla ricca ambientazione di Averoigne, che avrà una raccolta sua; tutto il resto non è meritevole nemmeno di essere citato.

Ma, giunti a questo punto, guai a disperare: il peggio è passato, i prossimi volumi meriteranno ogni minuto di lettura (o quasi).

Il vagabondo del deserto (Told in the Desert, 1964)
Nel Sahara degli anni Trenta, il protagonista si imbatte in un vecchio ramingo che gli racconta la sua storia strappalacrime e la sua ricerca incessante dell’oasi e dell’amata che ha abbandonato. (4)

L’avo (The Necromantic Tale, 1931)
Ereditata la dimora avita, il protagonista scopre che un avo del Seicento (di cui porta il nome) è stato come «espunto» dalla famiglia, dopo essere stato condannato ed arso vivo per eresia. Trovati i suoi documenti segreti, li legge ed all’improvviso entra nella scena descritta, che vive in prima persona: viene persino bruciato sul rogo, dove perde conoscenza. Quando si risveglia, scopre di avere le caviglie bruciate proprio nel punto in cui ricorda che il fuoco aveva iniziato a morderlo. (6)

Il pugnale malese (The Malay Krise, 1910)
La storia di un pugnale usato da un terribile pirata orientale, sconfitto dagli inglesi. (5)

Il cadavere in eccesso (The Supernumerary Corpse, 1932)
Un tale si vendica del suo persecutore somministrandogli un veleno di sua invenzione: solo che, nello stesso momento, un’altra copia del morituro era comparsa anche a casa propria, per morirvi poco dopo. Entrambi i corpi sono reali: quello morto a casa riceve un funerale, quello ucciso dal protagonista invece viene nascosto, perché è resistente agli acidi e non si decompone mai. Puro riempitivo. (5)

Il serpente a sonagli (The Resurrection of the Rattlesnake, 1931)
Uno scherzo ad uno scrittore dell’orrore ha conseguenze tragiche per chi l’aveva architettato, che una notte muore (d’infarto) a causa dello stesso serpente a sonagli imbalsamato che avevano impiegato per lo scherzo. (4)

Il bacio di Zoraida (The Kiss of Zoraida, 1933)
Un arabo viene scoperto dal marito geloso della donna con cui aveva una tresca e costretto a baciare il cadavere della donna, sulle cui labbra si trovano ancora gocce del potente veleno che era stata costretta a bere dal marito. (4)

La mandragora (The Mandrakes, 1933)
Ad Averoigne un mago, creduto lupo mannaro, distilla pozioni con le radici di mandragora cresciuta sulla tomba della propria moglie, che ha ucciso lui stesso: le pozioni d’amore così prodotte però portano alla pazzia. Nell’indagine che segue si scopre tutta la faccenda e l’uomo viene impiccato. (6)

La giustizia dell’elefante (The Justice of the Elephant, 1931)
Il conduttore dell’elefante del ragià si vendica della morte dell’amata facendo calpestare il principe dal suo elefante. (4)

Un’avventura nel futuro (An Adventure in Futurity, 1931)
Un tale conosce un altro tale che viene dal futuro: condotto da questi nell’anno quindicimila, il protagonista vive in prima persona il crollo dell’umanità – ad opera di venusiani e marziani – e fa ritorno agli anni Trenta. (5)

I tredici fantasmi (Thirteen Phantasms, 1936)
Sul letto di morte, un libertino riceve la visitia dei fantasmi delle tredici donne che ha amato ed abbandonato, tutte morte di dolore: tutte sono simili d’aspetto alla prima. (4)

Il fantasma di Mohamed Din (The Ghost of Mohammed Din, 1910)
Il fantasma di un indiano assassinato anni prima torna ad infestare la casa in cui è stato ucciso finché, guidato dallo spirito, il protagonista non trova una scatola: in essa sono custoditi i documenti che, in vita, l’uomo che ora è un fantasma voleva consegnare alle autorità e che spiegano la ragione del suo assassinio. (5/6)

Il conducente di elefanti (The Mahout, 1911)
Un’altra storia sul genere della «Giustizia dell’elefante», solo meno ispirata. (4)

La fenice (Phoenix, 1954)
Nel lontano futuro, il sole si sta spegnendo: la spedizione incaricata di far esplodere bombe atomiche per riaccenderlo viene intrappolata dall’attrazione dell’astro e si sacrifica nell’estremo gesto, che almeno è coronato da successo. Finale con un tocco di crudeltà. (5/6)

Qualcosa di nuovo (Something New, 1924)
Un’amante insoddisfatta chiede qualcosa di nuovo al suo fidanzato, che l’accontenta diventando un bruto. (4)

I mostri nella notte (Monsters in the Night, 1954)
Un lupo mannaro si prepara ad attaccare la vittima, che però è un robot: così all’improvviso i ruoli si invertono. (4)

Un racconto di Sir John Maundeville (A Tale of Sir John Maundeville, anche: The Kingdom of the Worm, 1933)
Il protagonista, attratto da una terra disabitata, decide di esplorarla, solo per essere catturato dal re dei morti, rinchiuso in una tomba per un tempo imprecisato ed infine liberato. Splendide descrizioni ed atmosfere suggestive. (6)

L’incommensurabile orrore (The Immeasurable Horror, 1931)
Venere è popolato da vermi enormi, una sorta di Cose su scala gigantesca: il racconto è il resoconto della prima esplorazione ad opera di un sopravvissuto. (6)

La Venere di Azombeii (The Venus of Azombeii, 1931)
L’amico del protagonista, tornato malato dall’Africa, muore: in uno scritto descrive la sua storia d’amore con la sacerdotessa dell’eponima Venere di Azombei, della gelosia di un sacerdote, della maledizione di cui tutti sono vittime. Non male ma tipicamente melenso e noiosetto. (5)

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