Come sono solito fare da qualche tempo, anche in questi ultimi giorni del 2018 mi sono ritagliato il tempo per confezionare un bilancio dell’anno appena trascorso dal punto di vista dei giochi che ho giocato: il resoconto completo è in una geeklist di Board Game Geek che pubblicherò domani. Si tratta per lo più di osservazioni che possono interessare soprattutto un giocatore: tuttavia alcuni dati, come il numero di partite od il meglio ed il peggio dell’anno, possono essere utili anche per un non appassionato che voglia farsi un’idea del mondo dei giochi da tavolo. E così ho ritagliato queste righe che qui pubblico.
Nel corso del 2018 ho dunque giocato 530 partite, che significa una media di 1,45 partite al giorno e 10,2 alla settimana: sono però quasi cento partite meno dell’anno scorso (626 partite totali con una media di 1,71 al giorno e 12 alla settimana), che già erano leggermente inferiori rispetto al 2016 (667 partite totali con una media di 1,82 al giorno e 12,74 alla settimana).
La ragione principale di questo calo è senza dubbio il nuovo lavoro – lo stesso che mi impedisce di leggere e di scrivere più frequentemente su Libri Pulp – ma nell’insieme non mi lamento: dieci partite alla settimana sono comunque un’ottima media, che spero di mantenere anche l’anno prossimo.
1 – I miei undici giochi più giocati dell’anno
Dai dati che ho raccolto risulta che nel 2018 ho privilegiato la quantità alla qualità: da un lato è infatti calato il numero delle partite, dall’altro invece è aumentato il numero di giochi che ho intavolato almeno una volta, saliti a 137 contro i 111 degli ultimi due anni (sempre senza contare le espansioni). La classifica dei miei dieci giochi più giocati non solo rispecchia questo fenomeno ma mostra chiaramente anche un altro aspetto dei miei gusti in fatto di giochi: è vero che, da ameritrasher, amo i giochi con tanto tema e tanta interazione ma è anche vero che non disprezzo affatto i filler ed i giochi leggeri. Ed infatti in questa lista non c’è traccia di gioconi troppo lunghi o pesanti, che pure ho giocato almeno alcune volte durante l’anno.
In cima alla classifica si trova dunque Secrets, un bel gioco di identità nascoste e deduzione: dopo averlo fatto provare un po’ a tutti, è diventato un successone nel mio giro allargato, tanto che quest’anno ne ho fatte ben 44 partite con diversi gruppi. Al secondo posto, ben distaccato con 22 partite, si è invece piazzato Qwinto: semplice e divertente, è uno dei migliori giochi di dadi «roll and write» in cui mi sia imbattuto.
A breve distanza inizia il gruppone: al terzo posto, a quota 19 partite, troviamo Iron Curtain, il veloce surrogato di Twilight Struggle (che quest’anno purtroppo sono riuscito a giocare solo nove volte…); subito dopo vengono Codenames e Jump Drive con 18 partite ciascuno (ottimo party game il primo, pessimo engine builder il secondo) e poi Cookie Box con 16 (fillerino velocissimo), Kanagawa con 15, Spyfall con 13, Just4Fun Colors e Las Vegas con 12. Undicesimo a quota undici, Ticket to Ride chiude l’elenco e porta a 11 anche il mio Indice H di quest’anno.
Nell’insieme, tra questi undici titoli, si trovano sei giochi leggeri (Secrets, Iron Curtain, Jump Drive, Kanagawa, Las Vegas e Ticket to Ride), due party game (Codenames e Spyfall) e tre filler (Qwinto, Cookie Box e Just4Fun Colors).
2 – Indice H
Nel corso del 2018 ho portato il mio indice H da 28 a 30 ma sono ad un solo passo dal 31: mi sarebbe infatti bastata un’altra partita ad Iron Curtain per alzarlo di un ulteriore punto ma nono ho molte occasioni di intavolare giochi da due.
Ricavato dall’ambito accademico, il valore di questo indice è determinato dal numero di giochi che sono stati giocati almeno un numero di volte pari alla loro posizione in una classifica dal più al meno giocato: significa quindi che da quando tengo segnate le partite (quattro anni) ho giocato trenta giochi almeno trenta volte ciascuno.
3 – Il meglio ed il peggio del 2018
Queste classifiche – un mio pallino – considerano solo i giochi, anche degli anni passati, che ho provato per la prima volta nell’anno in corso.
3.1 – Il meglio
1) Bloodborne
Un condensato di ciò che amo nei giochi: interazione, accordi, tradimenti, astuzia, psicodrammi ed un pizzico di fortuna.
2) Fallout
Un luna park tematico: si gioca per la storia e tanto meglio se alla fine si riesce anche a vincere.
3) Civilization: una nuova alba
L’unico gioco di civilizzazione che riesco a digerire: è così veloce e semplificato (al punto di essere quasi un astratto) da essere giocabile, a differenza dei suoi progenitori, che invece richiedono intere giornate.
4) Decrypto
Un’alternativa più macchinosa a Codenames: non è immediato come quest’ultimo ma è comunque gradevole per le connessioni memorabili che si creano (a mesi di distanza stiamo ancora discutendo se indizi come «Shangai» e «Pelo» siano opportuni riferimenti a «Pulce»).
5) Flick ‘em Up!
Quando si gioca per ridere in compagnia, un gioco di destrezza è una garanzia: qui inoltre il tema è perfetto per le meccaniche.
6) Small World: Sky Islands
Una delle migliori espansioni di Small World: non solo aggiunge alcune nuove regole, razze e poteri ma anche un +1 al numero massimo di giocatori.
7) Memoarrr!
Un filler che fa il filler: è semplice, divertente e favorisce anche la socializzazione. Super!
8) Qwinto
Uno dei migliori «roll and write» in circolazione.
9) Ticket to Ride – Old West (lato B dell’espansione Francia)
La mappa del Far West è una delle migliori espansioni di Ticket to Ride: non solo porta a sei il numero dei giocatori senza dividerli in squadre ma l’obbligo di aggiungere carrozze al proprio serpentone (com’era nell’originale Trans America) invece che a macchia di leopardo rende il gioco molto più combattivo.
10) Hellapagos
Un altro gioco che tiene le regole al minimo per favorire l’interazione: con la scusa della sopravvivenza fa emergere il peggio della natura umana. Splendido (finché rimane confinato in un gioco, s’intende).
3.2 – Il peggio
1) Terraforming Mars
L’epitome di ciò che non va negli eurogames: un tema tiepidino che è incollato alle meccaniche e non ha alcuna influenza sul gioco; zero interazione tra i giocatori; nemmeno una traccia di sorrisi, chiacchiere e levità. Invece, solo ottimizzazione selvaggia, musi lunghi e «analysis paralysis», dal momento che si deve pensare solo a programmare in anticipo i turni successivi. È un po’ come andare in ufficio: e sfido chiunque a dire che lavorare è un’attività divertente.
2) Last Friday
Un gioco così brutto che persino l’assassino (il cui compito è inseguire ed eliminare gli altri giocatori) è spinto a cambiare vita.
3) Santorini
Un altro gioco da ragioneria: si deve solo ragionare sulla mappa, senza alcuna traccia di divertimento o risate.
4) Ganz Schön Clever
Per definizione, i giochi di dadi dovrebbero essere leggeri: qui però c’è così tanto su cui ragionare che l’attenzione si sposta dalla socializzazione all’ottimizzazione. Un deck builder coi dadi.
5) The Mind
Non è un gioco ma un’attività da laboratorio sul team building: basta contare da uno a cento ed il «gioco» è risolto.
6) Star Wars: Rebellion
Non amo Guerre Stellari così il mio giudizio ne è in parte influenzato: ma Rebellion è così inutilmente macchinoso e collegato ai film da essere riservato ai soli appassionati della serie.
7) Clank In Space
Solito deck builder che impedisce di fare le cose tanto per seviziare i giocatori.
8) Fuji Flush
Semplicemente fastidioso.
9) Exploding Kittens
Come la roulette russa ma senza cervella sui muri.
10) Century Spice Road
Splendor con le spezie: la stessa interazione ma il doppio della durata.
4 – I migliori dieci giochi (commentati con un solo aggettivo)
Nota: è la stessa classifica dell’anno scorso.
1) Twilight Struggle (epico)
2) XCOM The Board Game (innovativo)
3) New Angeles (tematico)
4) Blood Bowl: Team Manager (imprevedibile)
5) Wiz-War (champagnoso)
6) Defenders of the Realm (nostalgico)
7) Cyclades (ibrido)
8) Love Letter (divertente)
9) Small World (creativo)
10) Iron Curtain (fulmineo)
5 – I miei obiettivi ludici del 2018
1) Organizzare altre tre Niccon, una convention ludica locale;
2) Organizzare due tornei: l’uno di Cyclades, l’altro di Ticket to Ride;
3) Raggiungere un indice H di 33;
4) Non comprare nuovi giochi.
…ed ovviamente divertirmi: non ha senso giocare se non ci si diverte!