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Tre libri di Eric Frank Russell

Un altro autore a cui la fantascienza dell’epoca d’oro ed i pulp devono molto è senza dubbio l’inglese Eric Frank Russell, abbastanza noto nel mondo anglosassone ma, come nel caso di molti altri scrittori che sono partiti dalle riviste d’anteguerra, quasi sconosciuto da noi: eppure diverse delle sue opere sono state tradotte in italiano, come «Wade Harper, investigatore» (Three to Conquer, 1956), che tratta un’invasione aliena in stile ultracorpi; la space opera «Uomini, marziani e macchine» (Men, Martians and Machines, 1941-1955), una raccolta di racconti che hanno per protagonisti l’astronave Maratona e il robot umanoide Jay Score; e soprattutto l’ottimo «Missione su Jaimec» (Wasp, 1957), che è una delle sue storie più riuscite, oltre che una delle più conosciute, almeno al di fuori dell’Italia.

«Vogliamo che diventi una vespa»
In sostanza, «Missione su Jaimec» si potrebbe definire il breviario dell’infiltrato, dell’agente che lavora sotto copertura in mezzo al nemico, per distrarne l’attenzione ed indebolirne lo sforzo bellico: proprio come la vespa del titolo che, come viene spiegato nelle prime pagine, ha provocato un incidente automobilistico con quattro morti solo ronzando attorno al guidatore.
La vespa del libro si chiama James Mowry ed è un terrestre arruolato forzatamente per infiltrarsi su Jaimec, uno dei pianeti controllati dai cattivi siriani (ossia del pianeta Sirio), che sono in guerra con la terra: questo è tutto il contesto che viene fornito ma basta già solo l’accenno al conflitto spaziale per intuire che ci troviamo nel futuro, anche se con un livello tecnologico non dissimile da quello degli anni Cinquanta, costumi e società inclusi. I siriani stessi sono in tutto o quasi identici agli umani: a dare a Mowry il colorito rubizzo della pelle degli indigeni e le loro orecchie attaccate al cranio penserà la chirurgia; ad imitarne la camminata a gambe leggermente piegate, l’esercizio.
Giunto sul pianeta, il terrestre si mette al lavoro e, sfruttando il fittizio «Dirac Angestun Gesept» (il Partito siriano della libertà, in lingua locale), riesce a far crescere gradualmente il panico nella popolazione e la paranoia nel governo planetario che, così distratto ed indebolito dalla ricerca dei sovversivi, non riesce a far fronte alla successiva invasione terrestre.
Nell’insieme «Missione su Jaimec» ha tutto quello che si chiede ad un libro d’avventura: azione, creatività e, nonostante una trama abbastanza lineare e prevedibile, anche sufficienti imprevisti.

«Trattenevano il fiato attendendo che qualcuno muovesse un alfiere»
I quattro racconti che compongono la raccolta «Uomini, marziani e macchine» sono un ottimo esempio di space opera: ciascuno di essi presenta un diverso episodio dei viaggi dell’astronave Maratona, dei guai in cui si infila l’equipaggio e dell’abilità con cui il robot umanoide Jay Score toglie le castagne dal fuoco.
In queste storie, collegate tra loro anche da riferimenti interni che ne fanno quasi un’opera organica, tutto è gradevole: abbonda l’umorismo, gli umani brillano per la loro mediocrità e le ambientazioni sono tanto inusuali quanto interessanti (come il mondo interamente dominato dalle macchine o quello in cui animali e piante vivono in simbiosi), almeno per la fantascienza degli anni Quaranta.
Ciò che più colpisce però, sempre tenendo presente il periodo in cui queste storie sono state scritte, è l’equipaggio misto della Maratona, formato in gran parte da umani ma con un piccolo distaccamento di solerti marziani, creature tentacolari di indole pacifica che amano gli scacchi sopra ogni cosa. I racconti meriterebbero di essere letti già solo per le scene (non molte per la verità) in cui compaiono questi alieni e per i commenti dell’equipaggio terrestre sulla loro insana passione per il suddetto gioco.
Jay Score (1941) – L’esordio di Jay Score, pilota di emergenza dell’astronave Maratona, che sta andando a schiantarsi contro il sole: quando la situazione pare ormai disperata, Score – il solo che possa resistere al calore, alla gravità ed all’assenza d’aria ed intanto pilotare un’astronave – porta tutti al sicuro. Solo alla fine si scopre che questi è un robot dal cuore d’oro.
Mechanistria (1942) – La Maratona atterra su un pianeta interamente dominato dalle macchine, che rapiscono alcuni membri dell’equipaggio e fanno esperimenti (leggasi vivisezione) su di essi per scoprire il principio dell’individualità. In questo caso sono i marziani a salvare tutti o quasi.
Simbiotica (Symbiotica, 1943) – La Maratona atterra su un pianeta interamente ricoperto di vegetazione ed abitato da uomini dal colorito verde: dopo numerose disavventure, che includono un nuovo rapimento di diversi membri dell’equipaggio da parte degli uomini verdi, Jay Score salva i sopravvissuti e li porta alla nave, che decolla subito dopo. Al lettore viene infine rivelato che le creature del pianeta (uomini verdi, animali e piante) vivono in simbiosi.
Mesmerica (1955) – Scritto appositamente per la pubblicazione della raccolta, questo racconto descrive la missione finale della Maratona, che atterra su un pianeta abitato da una specie di corde capaci di confondere le percezioni sia degli uomini sia dei marziani con illusioni perfette. Con un po’ di inventiva ed il solito Jay Score però tutti se la cavano.

«Lo temevano, ma temevano di più altre cose»
Complice il titolo poliziesco, «Wade Harper, investigatore» inizia come il classico giallo hardboiled: ma il lettore deve cambiare idea quando si rende conto che il protagonista eponimo del romanzo è sì un investigatore privato ma è anche un telepatico che solo per caso si è messo sulle tracce di tre invasori alieni.
Wade Harper infatti riesce a leggere le menti delle persone nel raggio di diverse decine di metri: sarà proprio questa sua abilità, che ha tenuto gelosamente segreta per tutta la vita per non insospettire chi telepatico non è, a salvare l’umanità.
All’inizio del libro infatti Harper coglie il grido di morte di un poliziotto: da qui parte l’avventura, che tratta il ritorno di tre astronauti da una missione – la prima – per Venere, dove sono stati infettati da un virus intelligente che ha preso possesso delle loro menti ed ora li manovra per dominare altri umani e poter infine conquistare anche la terra ed i terrestri, come ha già fatto con i lemuri venusiani.
Sebbene non ci sia mai il dubbio che la situazione possa davvero sfuggire di mano, la storia è avvincente e nell’insieme anche vivace, abbastanza ricca di colpi di scena e pure di azione: merito anche del tema, l’invasione aliena in stile ultracorpi infatti è sempre affascinante, soprattutto quando viene affrontata con la creatività di questo libro.

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